Giuseppe Balestrazzi (Parma 6 settembre 1893-Roma 1 maggio 1983)
Nel 1917 Giuseppe Balestrazzi, sottotenente, venne ricoverato nell’Ospedale di Parma per una grave mutilazione al braccio sinistro, conseguenza di una ferita riportata al fronte.
Il 17 aprile di quello stesso anno, Priamo Brunazzi, un altro mutilato di guerra, con pochi altri fondò l’Associazione dei Mutilati di Parma quasi contemporaneamente alla nascita dell’Associazione Nazionale in Milano.
Appena uscito dall’ospedale, il Balestrazzi si affiancò al Brunazzi, che l’anno seguente gli affidò la segreteria dell’ente appena costituito.
I due diedero un impulso straordinario alla nuova istituzione, dichiaratamente apolitica, che trovò consensi in ogni strato sociale della città e della provincia. Infatti, Parma e provincia diedero alla prima guerra mondiale un contributo notevolissimo. I combattenti parmensi furono 42600.
Di essi 1089 caddero sul campo, 1718 perirono per ferite, 1800 per malattie riportate in guerra, 420 in prigionia. I dispersi furono 673, i feriti oltre diecimila.
La nuova associazione ottenne immediati consensi, sostegni e adesioni, tanto che dopo un solo anno di vita poté vantare sedici sottosezioni provinciali, circa duemila iscritti, dieci uffici nella sede cittadina allogata in via Petrarca, e, fatto significativo della intraprendenza dei dirigenti, già pubblicava un suo settimanale intitolato La libera parola.
Nel 1919 Brunazzi dovette, a causa delle sue sofferenze fisiche (aveva perduto in guerra entrambi i piedi), rallentare il ritmo del suo lavoro, cosicché il peso della direzione della associazione si riversò in gran parte sulle spalle del Balestrazzi che, nel 1920, divenne presidente effettivo, rimanendo Brunazzi presidente onorario.
La sezione di Parma poi si trasferì in via Vittorio Emanuele 41, avendo acquistato dal demanio il cosiddetto Palazzetto della Dogana. Tutti gli uffici vi trovarono razionale sistemazione, mentre in un vasto locale al piano terra si istallò, arricchendo la propria dotazione di materiale tecnico, lo stabilimento tipografico dell’Assoúciazione, un complesso che negli anni seguenti esplicò vari lavori per ditte e istituti e privati cittadini.
Per avere un’idea del fervore operativo che il Balestrazzi impresse all’Associazione, basterà rammentare che essa, dopo tre anni dalla sua fondazione, creò una Cooperativa del mobilio popolare, ottenne l’assegnazione per gli invalidi di alcune case popolari e, oltre all’impianto del vasto stabilimento tipografico in città, costituì una tipografia in Colorno, una segheria a Langhirano e una cooperativa di lavoro a Corniglio. Inoltre, dopo le trattative iniziate dal Balestrazzi nel 1921, l’anno seguente ottenne la gestione del Caffè e ristorante della stazione ferroviaria.
Nel settembre del 1927 l’Associazione Mutilati ereditò da Gontrano Molossi la gestione della Gazzetta di Parma, che resse fino alla fine di giugno del 1928, al momento della provvisoria fusione col Corriere Emiliano. Nel 1947 il Balestrazzi fu uno dei promotori, insieme con l’onorevole Micheli, Maspero, Romiti e Tomasi, della fondazione in Parma dell’Istituto per la rieducazione dei mutilatini di guerra.
L’Istituto di Parma fu collocato nell’ospedale militare in piazzale dei Servi, e ivi svolse per alcuni anni opera provvidenziale per centinaia di fanciulli provenienti in gran parte da altre città.
Trasferitosi a Roma e chiusa la sua attività, il Balestrazzi si dedicò a rivivere fatti e memorie della sua vita affidando alle stampe le sue impressioni e specialmente i ricordi della sua città. Sono scritti testimonianti viva sensibilità e uno schietto amor di patria. In particolare, sono da ricordare il volume dal titolo Vecchia Parma cara al cuore, e le 37 puntate del suo diario Un uomo di pace tra due guerre pubblicate sulla Gazzetta di Parma dall’11 febbraio al 29 marzo 1979, oltre a diversi articoli apparsi in Tutta Parma.
(Dizionario Biografico dei parmigiani di Roberto Lasagni, ad vocem)